lunedì 28 maggio 2012

Reti di scuole.

Anita Palmara


Premessa

Le profonde trasformazioni sociali in Italia, come in tutti i paesi europei, costringono il sistema di istruzione ad affrontare sempre nuove sfide e impongono l'adozione di assetti strutturali e organizzativi complessi che, pur inseriti in un quadro generale organico e coerente, siano sufficientemente articolati da rispondere a esigenze locali diversificate e sempre più individualizzate.


Da ogni parte si declama l'importanza della scuola e di un sistema di istruzione in grado di garantire inclusione, partecipazione e concorso di ogni cittadino sviluppo della società ma di fatto la scuola, l'istituzione a ciò preposta, appare oggi mortificata e fortemente depotenziata rispetto alla scuola di ieri, sia nell'opinione che nei fatti.


Assodato che l'eccessiva concentrazione di competenze e funzioni in capo ad un livello decisionale e gestionale centralizzato non è in grado di soddisfare la domanda di formazione ed istruzione di una società complessa ed in continuo mutamento l'alternativa teorizzata di “governance diffusa”, nel nostro paese, sembra non riuscire ancora a farsi strada .


Le problematiche connesse al contenimento della spesa hanno pesantemente colpito e condizionato l'offerta pubblica di formazione e istruzione condizionandone profondamente il processo evolutivo; resta comunque il fatto che qualunque sia il suo stato di salute un sistema di istruzione deve conformarsi alla situazione sociale.


Le ricerche e gli studi nel settore evidenziano che per rispondere alle occorrenze di una popolazione variegata e globalizzata è necessario adottare un sistema organizzativo orientato alla decentralizzazione territoriale.


La singola scuola, in quanto soggetto autonomo, si trova sempre in una posizione debole rispetto agli altri soggetti istituzionali preposti all'istruzione ed alla formazione con i quali non è in grado di interloquire e interfacciarsi alla pari; si tratta quindi di procedere ad una seria rivisitazione della governance in cui la lettura e la soluzione delle istanze specifiche connesse all’istruzione pubblica siano inserite in un sistema organico di reti di scuole.


Un assetto organizzativo coordinato di reti di scuole inteso come modalità operativa stabile di supporto e rappresentanza delle Istituzioni Scolastiche Autonome.


Le reti-di-scuole sono ormai una realtà emergente in tutto il paese nonostante le carenze applicative e di legittimazione dall’art 7 del DPR 275 del 1999 e soprattutto del Titolo V della Costituzione, che pure nella volontà del legislatore avrebbe dovuto consentire la partecipazione attiva e dinamica della scuola come protagonista nel processo di governo del territorio.


Le reti scolastiche ad oggi costituite, prive di strumenti sufficienti a sostenere la loro affermazione e prive del necessario riconoscimento e supporto da parte delle strutture amministrative territoriali intermedie e intermediarie, non possono che muoversi in maniera dispersiva, occasionale e sulla base del mero volontarismo.


Se l’autonomia intesa dal legislatore oltre che caratteristica inerte della singola istituzione scolastica dovrà divenire regola di funzionamento del sistema dell’istruzione è indispensabile la pianificazione di un modello organico di governance che renda pienamente efficienti e funzionali le aggregazioni di scuole nel quadro di un sistema di autonomie locali evoluto e razionale all’interno di un sistema ben definito di attribuzione di competenze.




Un modello e un metodo già operante


Le reti polo toscane

A Firenze già da cinque anni tutte le scuole statali del primo ciclo, e per talune azioni del secondo, si sono aggregate territorialmente in otto reti polo stabili che cooperano tra loro e con l'amministrazione a vari livelli.


Le reti polo hanno formalizzato e pianificato accordi di cooperazione e supporto per lo svolgimento di attività di carattere formativo, consultivo, documentaristico, informativo, di reciproco sostegno, prestito, messa in comune di risorse e quant’altro, sono quindi attive sia in chiave di formazione e autoformazione che di sostegno organizzativo e amministrativo e, pur avendo ciascuna una sua specifica fisionomia, sono in costante comunicazione tra loro sia attraverso un nucleo operativo provinciale, costituito dai coordinatori di ciascun polo e dai rappresentanti dell'Ufficio territoriale, che attraverso strumenti telematici.


Con il Piano di formazione Regionale del primo ciclo (2010/2011 e 2011/2012) l'esperienza è stata riprodotta a livello regionale, salvaguardando e sistematizzando le reti già esistenti e attivandone delle nuove all'interno di una compagine operativa a base territoriale e stabile che non escluda nessuna scuola.


Il risultato è quello di aver aggregato, tutte le scuole del primo ciclo della regione in trentasei reti polo ciascuna con un suo protocollo operativo e con un suo Coordinatore, un Dirigente scolastico nominato dai colleghi di rete


Nel caso del Piano di formazione le reti hanno costituito laboratori di ricerca in cui vengono predisposte e validate unità di competenza da diffondere poi, tramite un prodotto finale, a tutti i docenti interessati.


Se si tiene conto che in regione almeno un docente per ogni scuola partecipa ai laboratori di ricerca appare evidente la pregevolezza metodologica e la pervasività del modello che tiene insieme autoformazione, cooperazione e valorizzazione dell'esistente e contenimento della spesa.






Proposte operative


Esistono quindi realtà aggregative già strutturate e funzionanti che rischiano di andare perdute per la mancanza dei supporti minimi e dell'alimentazione necessaria a qualsiasi organismo vitale per la sopravvivenza.


La gamma di servizi gestibili in rete può essere molto ampia: acquisti, sicurezza e ambienti di lavoro, infrastrutture e servizi ICT, servizi amministrativi, reclutamento, formazione in servizio, supplenze, ricerca didattica per ambiti disciplinari, etc.; ma per assolvere effettivamente una funzione efficace e sussidiaria è necessario che vengano definiti ambiti, quote e livelli


Come dimostra la recente ricerca della LUISS
"Le reti di scuole: quali prospettive di governance" e come evidenzia l'esperienza toscana le condizioni minime per garantire il funzionamento e l'efficienza delle reti scolastiche sono:







1. poter disporre di alcune risorse primarie per il funzionamento delle scuole e di alcune risorse aggiuntive su progetto;
2. essere destinatarie dei vantaggi (fiscali, finanziari e di organico) necessari al funzionamento dell'assetto organizzativo e operativo che rappresentano
3. conseguire l'identità giuridica necessaria per esercitare la titolarità delle risorse, e l’acquisizione dei mezzi di autofinanziamento.

Si tratta di raccordare e adeguare il sistema di istruzione alle pressanti esigenze del contesto socio-politico ed economico che si è venuto a delineare negli ultimi anni in ambito europeo e per far questo è necessaria una maggiore cooperazione e interlocuzione tra scuola, amministrazione scolastica e territorio.

L'unica strada che al momento pare praticabile per dar voce e capacità di azione alle scuole è quella di sostenere ed agevolare il processo di aggregazione territoriale degli istituti scolastici in modo che tale processo non produca una lunga fase di disordine ma rappresenti un cambiamento positivo e produttivo mettendo in sinergia tutte le forze attive e spesso inutilizzate di un sistema di istruzione sofferente e in crisi di identità.


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